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È una domanda che interpella, che scuote, anche noi in un mondo dove l’atteggiamento di molti cristiani sembra essersi adagiato sulla scia della secolarizzazione. La domanda ci accompagna e le nostre labbra, sovente, rimangono con un vagito di risposta perché sentiamo troppo il fardello pesante, la responsabilità, che graverebbe sulle nostre spalle; implicherebbe tutto il nostro destino umano e spirituale: conoscerlo vorrebbe dire seguirlo e vivere per lui e in lui. È perciò una domanda che ci sfida.
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